venerdì 31 gennaio 2014

L’abbazia di San Bartolomeo a Campofilone


L’abbazia di San Bartolomeo, in piazza Roma, venne ricostruita negli anni 1843-55 su progetto di Filippo Roncalli, dov’era la chiesa del monasterio Beati Sancti Bartolomey, eretto entro la prima metà dell’xi secolo. Nel 1421 papa Martino V concesse l’abbazia di Campofilone in commenda a ecclesiastici di nomina pontificia. Nel 1571 il pontefice Pio V, con la bolla di erezione della diocesi di Ripatransone, elencando le giurisdizioni limitrofe di quest’ultima, ricorda l’abbazia di Campofilone, dichiarata nullius dioecesis, perché la nomina dell’abate spettava al pontefice regnate. Negli anni 1843-55, come abbiamo detto, venne rifatta la chiesa romanica. Filippo Roncalli progettò una basilica a croce greca a tre navate con cupola all’incrocio dei bracci. Dal 1893 l’amministrazione dell’abbazia passò al clero secolare.


La facciata, a finto bugnato, è aperta da tre portali architravati. Sopra a questi sono altrettante aperture lunettate. Sul sagrato, sopra alti basamenti, sono collocate le statue di San Bartolomeo e di San Patrizio, su piedistalli datati 1930, realizzati durante l’Episcopato dell’arcivescovo di Fermo Carlo Castelli, a cui appartengono gli stemmi incisi nelle due basi.
La cupola dell'edificio

L’interno è a tre navate. Luigi Fontana, nel catino absidale, entro tre scomparti, raffigurò le immagini di San Bartolomeo, San Patrizio e Sant’Eurosia, datate 1898. Nicola Achilli, invece, dipinse nel presbiterio i finti tendaggi, raffiguranti due immagini del mistero eucaristico. Sotto l’altare maggiore sono conservate le reliquie di san Bartolomeo. Dietro, entro una nicchia dell’abside, è collocata la statua argentea di questo santo. L’organo, in controfacciata, venne costruito nel 1881 da Vincenzo Paci.
In alcune stanze della sagrestia, nelle quali entriamo da una porta a bugne aperta nel 1672 dall’abate commendatario cardinale Decio Azzolino junior (Fermo,  1623 – Roma,  1689), è allestita la Mostra dei tesori dell’abbazia di San Bartolomeo, aperta al pubblico nel 1999. La raccolta mette in mostra oggetti liturgici, reliquiari ed ex voto. Un’altra sezione è dedicata ai reperti archeologici d’epoca picena, rinvenuti nelle campagne di Campofilone. D’epoca romana sono iscrizioni, resti di colonne e ceramiche. Della raccolta fanno parte anche capitelli, cornicioni e iscrizioni provenienti dalla chiesa medievale. Nel piccolo chiostro abbaziale troviamo una cisterna d’epoca romana, rivestita all’interno in opus signinum.
La sala degli Stemmi o sala Maggiore, nel primo piano della sagrestia, venne decorata  da Nicola Achilli nell’anno giubilare 1900. Nelle pareti, su fondo color porpora, sono raffigurati sui tre lati gli stemmi degli abati commendatari che, dal 1564, erano titolari dell’abbazia. Nel soffitto, entro piccoli riquadri, sono dipinti quattro scorci dal vero di Campofilone. Nella sala è collocato il tronetto abbaziale, un tempo riservato all’abate di San Bartolomeo.


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