sabato 18 gennaio 2014

La chiesa di Sant'Agostino, o santuario del Beato Antonio ad Amandola

Da piazza Risorgimento, attraverso una scalinata realizzata nel 1853, scendiamo fino alla chiesa di Sant'Agostino, o santuario del Beato Antonio: tale titolo, però, è riferito alla sola cappella che custodisce le spoglie del beato Antonio Migliorati (Amandola, 1355 - Ivi 1450), compatrono della cittadina dal 1470.Un primo edificio venne realizzato nella seconda metà del xiii secolo. Negli anni 1422-50, priore lo stesso Antonio Migliorati, l’edificio sacro subì tutta una serie di ampliamenti. Tuttavia, la ricostruzione poté essere portata a termine solo dopo la morte del beato, nel 1468 circa. Il beato Antonio Migliorai era morto nel 1450. Il suo corpo, era stato seppellito in una semplice sepoltura a terra, davanti alla porta del coro. Tuttavia, nel 1453, venne decisa una più degna sepoltura. Dopo l’esumazione, il corpo, composto in una cassa di noce, fu sistemato nell’altare laterale di sinistra della chiesa, sotto la scultura della Pietà (inizi xv secolo), dinanzi alla quale il beato aveva passato tante notti in preghiera. Nel 1606 il Consiglio generale di Amandola dette l’incarico ai priori di eleggere una deputazione per l’erezione di una cappella in onore del beato. Prima di deliberare i fondi necessari, venne deciso di presentare un progetto per la cappella, affidato al ginesino Domenico Malpiedi, al quale era stata commissionata anche la ricostruire dell’altare maggiore, dietro al quale sarebbe stato eretto il monumento al beato Antonio. I lavori erano conclusi nel 1612.
Nelle pareti circostanti Domenico Malpiedi doveva dipingere ad olio su muro le Scene della vita del beato Antonio d’Amandola, racchiuse cornici dorate. Al centro, fiancheggiata dalle immagini della Temperanza e della Prudenza, campeggiava la raffigurazione del Beato Antonio in adorazione del SS. Sacramento.Nella parete sinistra erano rappresentate le scene: un Monaco benedettino impara a leggere al piccolo Antonio Migliorati. Sotto: Il beato Antonio in meditazione in un antro. Seguiva poi la Vestizione del beato Antonio, mentre sotto era raffigurato: l’Ingresso del beato Antonio nell’ordine agostiniano.Nella parete destra erano rappresentate le scene: Il Beato Antonio in preghiera. Sotto: Il Beato Antonio riposa su un tavolaccio. Seguiva poi Il Beato Antonio amministra il sacramento della confessione, mentre sotto era raffigurata: la Predica del beato Antonio.Nel registro più basso: il Beato Antonio amplia il convento, il Beato Antonio guarisce due bambini con il semplice segno della croce, Morte del beato Antonio, Ricognizione del corpo del beato Antonio.Nella parte centrale, a forma di cappella, si trovava la tela raffigurante l’Incoronazione del beato Antonio. Nei lati erano due statue in stucco dei profeti Isaia e Geremia. Sotto, due quadretti, rappresentavano: il Beato Antonio percosso dal demonio e la Penitenza del beato Antonio.Nella parte più alta, entro ottagoni, erano raffigurati: un Devoto in preghiera davanti all’altare del beato Antonio, il Beato Antonio salva un operaio caduto dal campanile della chiesa di S. Agostino. Nella parte centrale era raffigurata la Gloria del beato Antonio. Ai lati, entro due scomparti rettangolari, si trovavano le figure di Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino. Nella volta della cappella era raffigurata l’Anima del beato Antonio presentata da angeli alla Trinità. Nella fronte dei pilastri Santa Monica, un Serafino e, più in basso, il Miracolo dell’uomo caduto da cavallo. Dall’altra parte: San Tommaso da Villanova, un altro Serafino, e, più in basso, la Guarigione di un infermo per intercessione del beato Antonio. Sotto le raffigurazioni dei due serafini erano dipinti le date 1641 e 1647. A monocromo, tra un quadro e l’altro, erano raffigurate alcune virtù del beato: Pazienza, Vita contemplativa, Perfectio, Penitenza e Silenzio. Nell’arco trionfale, oltre ad alcuni profeti in stucchi, si trovavano le rappresentazioni delle tre Virtù Teologali: Fede, Carità e SperanzaFin dal 1640 era concluso il nuovo sarcofago in noce, intagliato dallo stesso Domenico Malpiedi. Nei sei sportali erano dipinti ad olio su vetro alcuni miracoli del beato. Di questi, ne restano solo tre. La traslazione dei resti dietro l’altare maggiore risale al 1641. Sopra a questa venne sistemata la stessa statua della Pietà prima ricordata. 
Nel 1759 papa Clemente XIII riconobbe il culto del beato Antonio ab immemorabili. Proprio per questo vennero decisi radicali restauri al tempio. I lavori, portati a termine nel 1780, su progetto dell’architetto Pietro Maggi, stravolsero  l’edificio, rinnovato in forme neoclassiche, distruggendo anche tutte le decorazioni di Domenico Malpiedi. L’altare maggiore della chiesa venne ricostruito nel 1896. L'anno dopo lo scultore romano Giovanni Lugari realizzò una tomba in marmo per i resti del corpo del beato Antonio Migliorati. 


La facciata della chiesa, tripartita da lesene, ha frontone curvilineo. Nei lati del portale sono due nicchie arcuate sormontate da timpano triangolare, che si ripetono nella zona superiore, dove, al centro di queste, si apre una finestra centinata.Il portale venne scolpito nel 1468 dal veneto Marino di Marco Cedrino. L’arco a tutto sesto ha doppia ghiera decorata con girali di grappoli e pampini alternati, che si dipartono da due draghetti. La struttura è impostata su colonnine tortili e pilastrini alternati, interrotti da capitelli a fogliame. Tutti i pilastri sono divisi da sottili cornici in quattro riquadri. In quelli dei pilastri laterali sono rilievi raffiguranti (dall’alto verso il basso): due angeli che suonano una tromba, santa Monica (a sinistra) e sant’Agostino (a destra), due scudi a mo’ di blasone e, negli ultimi, un’ornamentazione di stile rinascimentale.Nello scudo di sinistra, a forma di targa da giostra, è inciso il nome del committente del portale: ioannes de s(er) vani, con sotto scolpite a bassorilievo due scarpe.Nello scudo di destra, a forma di mandorla, sono raffigurati una suola, un trincetto e una lesina: lo stemma dell’Arte dei Calzolai, al quale doveva appartenere lo stesso committente.Il portale ha timpano in arenaria, parte dell’antica porta trecentesca, dedicata a san Giovanni Evangelista, come sembra attestare la piccola formella al centro, con i simboli dell’apostolo: l'aquila che sorregge un libro.Nei lati del timpano sono scolpite a tutto tondo due leonesse, che tra le zampe hanno sono due cuccioli. La cornice esterna, profilata da alcune foglie d’acanto, è conclusa dalla figura dell’Eterno.Il campanile dell'edificio venne realizzato nel 1464 da Pietro Lombardo. Restaurato nel 1659, dopo essere stato colpito da un fulmine, un ultimo intervento al campanile risale al 1875, dopo i danni causati da un altro fulmine che aveva colpito la torre l’anno precedente. La costruzione, aperta in alto da bifore ogivali, ha cuspide a base ottagonale decorata da mensolette.


L'attuale cupola
L’interno della chiesa è a navata unica con breve transetto all’altezza del presbiterio, illuminato dalle finestre del tiburio ottagonale, affrescato agli inizi del secolo scorso da Francesco Ferranti. L’aula è coperta da volte a botte lunettata. Nel presbiterio, l’alta cupola, è sorretta da colonne con capitelli corinzi.Nell’abside è collocata la tela raffigurante l’Esaltazione del beato Antonio (inizi xx secolo), dipinta da Francesco Ferranti. Nei lati, nel giro dell’abside, sono affrescate quattro scene rappresentanti i Miracoli del beato Antonio, dipinte intorno al 1906 da don Orazio Orazi (Camerino  1848 – Ivi, 1912). Da sinistra: Morte del beato Antonio, il Beato Antonio risuscita il piccolo Giuseppe Trovarelli caduto da una finestra, il Beato Antonio salva un operaio caduto dal campanile della chiesa di Sant'Agostino e il Beato Antonio guarisce dalla peste Troilo d’Arcangelo Burgarelli. L’organo, in controfacciata, venne realizzato da Nicola Morettini nel 1898. Nel muro, la raffigurazione del Beato Antonio nubigero, è attribuita a Domenico Malpiedi.

Nel 1888, con la sistemazione della strada per Macerata, dovettero essere abbattuti tre lati del convento di Sant'Agostino. Di questo rimane un unico braccio, trasformato in una sorta di corridoio, che dà accesso al santuario del beato Antonio. Il chiostro era stato restaurato nel 1634, anno nel quale sarebbero state decorate le lunette raffiguranti le Scene della vita del beato Antonio. Partendo da sinistra sono rappresentate: il Beato Antonio ferma alle porte di Amandola un gruppo di soldati, il Beato Antonio risana uno storpio, il Beato Antonio salva un operaio caduto dal campanile della chiesa di Sant'Agostino, il Beato Antonio placa un tempesta e il Beato Antonio resuscita due bambini con il segno della croce. Sopra l’ingresso della sagrestia, la lunetta rappresenta un Devoto in preghiera davanti alla tomba del beato Antonio

La cappella, dov’è conservato il corpo del compatrono d’Amandola, venne ricavata negli anni ’90 del secolo scorso nello spazio sottostante l’antico chiostro. Sopra la tomba del beato Antonio Migliorati è collocata la statuetta in terracotta della Pietà , più volte ricordata.