sabato 25 gennaio 2014

La chiesa dei Santi Quirico e Giulitta a Lapedona

La chiesa dei Santi Quirico e Giulitta (xii secolo) a Lapedona era un possedimento dei monaci avellaniti, rimasto tale fino al 1584, quando a seguito della soppressione dell’ordine, passò sotto la giurisdizione dell’Episcopato fermano.
L'edificio è d'architettura romanica. Il prospetto meridionale è aperto da portale architravato con lunetta. Quello secondario, sul lato opposto, era in comunicazione con il monastero. Nella lunetta di quest’ultimo è collocato un frammento di pluteo (ix secolo).
L’interno della chiesa è ad aula unica, coperta da capriate lignee, che hanno sostituito la più antica volta a botte. Il presbiterio è rialzato da tre gradini. Le pareti laterali sono scandite da coppie di semicolonne in laterizio con capitelli in pietra arenaria. L’abside, dove corre un gradino che serviva da sedile ai monaci, è aperto da tre monofore a doppio strombo. La lastra del ix secolo, ora utilizzata come pluteo dell’altare maggiore, è decorata da cerchi intrecciati con diagonali. Dello stesso periodo sono anche i due pilastrini murati sul lato minore dello stesso altare. 
La cripta è a tre navatelle, spartite da quattro colonne in pietra arenaria. Le volte a crociera hanno sostituito le più vecchie coperture a botte. Nell’arcata centrale dell’ipogeo, illuminato da tre feritoie, troviamo un’ara sopraelevata da un gradino, sopra alla quale era collocato un Crocifisso ligneo, adesso nel Palazzo comunale. Un altro Crocifisso, anche questo nel Municipio, dipinto su tavola, era apposto sul retro del primo.

Nella chiesa, stando alla tradizione, venne trovata una statua in legno policromo di San Quirico (xvi secolo), tuttora venerata nel paese. Del ritrovamento ne racconta Antonio Brandimarte nel Plinio seniore illustrato nella descrizione del Piceno, dato alle stampe nel 1815: “Stava, disse una divota persona facendo orazione in detta Chiesa. Udì una voce, che la chiamava, ed accostatasi in quel luogo, da cui le sembrò, che uscisse, sentì dirsi, che avvisasse il Priore di S. Giacomo, che entro al muro rimaneva un’Immagine di S. Quirico, a cui Iddio voleva, che i fedeli prestassero culto. Ubbidì ella prontamente, e condusse il Priore in quel sito, da cui aveva sentito uscire la voce. Subito il Priore cominciò col martello a rompere il muro, e nel romperlo sente una voce, che lo avvertiva di farlo cautamente, perchè altrimenti i mattoni gli avrebbono deturpato il viso. Proseguì egli a poco a poco l’incominciato lavoro, e finalmente apparve una Cuna di legno, entro cui rimaneva 1’odierna Immagine di S. Quirico”.