sabato 18 gennaio 2014

Il Parco nazionale dei monti Sibillini nell'Appennino umbro-marchigiano

I monti Sibillini sono formati da una catena calcarea e calcareo-marnosa (Mesozoico, 248-65 milioni di anni fa), correlabile alle formazioni sedimentarie emerse durante la prima fase di sviluppo dell’Appennino. 
La morfologia è molto varia. Tra i processi morfogenetici che hanno interessato l’area, l’azione erosiva dei ghiacciai del Pleistocene (circa 1.800.000 - 10.000 anni fa). Per la natura calcarea del substrato, che permette alle acque meteoriche di penetrare nel sottosuolo, i Sibillini sono soggetti a fenomeni di carsismo.

Il Parco nazionale dei monti Sibillini comprende i comuni di: Acquacanina, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Cessapalombo, Fiastra, Fiordimonte, Pievebovigliana, Pieve Torina, San Ginesio, Ussita, Visso, Amandola, Montefortino, Arquata del Tronto, Montegallo, Montemonaco, Norcia e Preci.
La vegetazione del gruppo montuoso cambia man mano che ci si sposta dallo zoccolo basale, posto ad un’altitudine media di 500 metri, fino alle cime più elevate. Il piano più basso è quello collinare: compreso tra 500-1.000 metri. 
Il piano altitudinale montano è compreso tra i 1.000 e i 1.750 metri: quota, quest’ultima, che segna il limite superiore della vegetazione forestale. Il piano è caratterizzato dal boschi di faggio (Fagus sylvatica). 

Dopo il limite superiore del bosco, compresa fra i 1.750 e i 1.850 metri, troviamo la fascia subalpina, caratterizzata dalla vegetazione degli arbusti contorti, dove gli alberi a causa della rigidità dei fattori climatici, non riescono più a mantenere la forma eretta, ma presentano per l’appunto morfologie contorte. 

Dopo i 1.850 metri, il piano alpino, è caratterizzato da pascoli d’origine naturale. Nei ghiaioni (frammenti rocciosi accumulatosi alla base di pareti rocciose, in seguito allo sgretolamento delle rocce), la vegetazione è caratterizzata da festuca appenninica (Festuca dimorpha), che fissa i detriti mobili con le sue lunghe radici, limitandone in questo modo la caduta. Nelle cosiddette vallecole: piccole conche e depressioni del terreno, dove la neve permane più a lungo, la vegetazione è paragonabile a quella della tundra artica. 
La fauna del territorio del Parco comprende oltre 50 specie di mammiferi, 150 di uccelli, di cui circa 90 nidificanti, e oltre 20 specie di rettili e anfibi.
Molte specie animali che popolavano i Sibillini, oggi sono scomparse; nei secoli passati qui vivevano: il cervo europeo (Cervus elaphus), il capriolo (Capreolus capreolus), il camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata) e l’orso bruno appenninico (Ursus arctos marsicanus). Tuttavia è oramai accertata la presenza di alcuni esemplari di orsi nel territorio del Parco.
Tra i mammiferi sono: la puzzola (Mustela putorius), la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina), la martora degli alberi o martora comune (Martes martes), la lepre appenninica (Lepus europaeus), il tasso (Meles meles), la volpe (Vulpes vulpes), il gatto selvatico appenninico (Felis silvestris) e il lupo appenninico (Canis lupus italicus). Tra i roditori: lo scoiattolo (Sciurus vulgaris), il topo quercino (Eliomys quercinus) il ghiro (Glis glis), l’istrice (Hystrix cristata), e l’arvicola delle nevi (Chionomys nivalis).
Il capriolo, reintrodotto negli anni ’50 del secolo scorso, sta ormai colonizzando anche l’area occidentale del Parco. Negli anni ’70 è stato reintrodotto a scopo venatorio il cinghiale, estintosi fin dal xvi secolo, con soggetti provenienti dall’Europa orientale (Sus scrofa scrofa). Il 5 marzo 2005 sono stati rilasciati nel Parco alcuni esemplare di cervo europeo (Cervus elaphus).

Tra gli uccelli sono: la quaglia (Coturnix coturnix), il fagiano (Phasianus colchius), l’allodola (Alauda arvensis), lo zigolo nero (Emberiza cirlus), l’averla piccola (Lanius collurio), la sterpazzola (Sylvia communis), il cardellino (Carduelis carduelis), il verdone (Carduelis chioris), il rigogolo (Oriolus oriolus), la ghiandaia (Garrulus glandarius), l’usignolo (Luscinia megarhynchos), la cinciallegra (Parus major), il cuculo (Cuculus canorus), la gazza (Pica pica), il merlo (Turdus merula), la tortora (Streptopelia turtur), il saltimpalo (Saxicola torquata), il torcicollo (Jynx torquilla), il rampichino comune (Certhia brachydactyla), l’ortolano (Emberiza hortulana), il fringuello (Fringilla coelebs), il picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il colombaccio (Colomba palumbus), la rondine montana (Ptyonoprogne rupestris), la cornacchia grigia (Corvus corone cornix), la taccola (Corvus monedula), la coturnice (Alectoris graeca), il culbianco (Oenanthe oenanthe), il codirossone (Monticola saxatilis), il fringuello (Fringilla coelebs), il picchio muratore (Sitta europea), il sordone (Prunella collaris), il fringuello alpino (Montifringilla nivalis), il piviere tortolino (Charadrius morinellus), il gracchio corallino (Phyrrocorax phyrrocorax), il gracchio alpino (Phirrocorax graculus), la civetta (Attiene noctua), l’allocco (Strix aluco), il barbagianni (Tyto alba), la poiana (Buteo buteo), l’assiolo (Otus scops), il gheppio (Falco tinniculus), il gufo reale (Bubo bubo), l’astore (Accipiter gentilis), lo sparviero eurasiatico (Accipiter nisus), il lanario (Falco biarmicus), il falco pellegrino (Falco peregrinus) e l’aquila reale (Aquila chrysaetos). Si è oramai estinto il corvo imperiale (Corvus corax).

Tra gli anfibi sono: la raganella italiana (Hyla intermedia), il rospo comune (Bufo bufo), il rospo smeraldino (Bufo viridis), la rana agile (Rana dalmatina), la rana rossa appenninica (Rana italica), la rana verde appenninica (Rana kl. hispanica), l’ululone appenninico (Bombina pachypus), la salamandra pezzata (Salamandra salamandra), la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), il tritone crestato (Triturus carnifex) e il geotritone italiano (Speleomantes italicus).

Tra i rettili sono: l’orbettino (Anguis fragilis), il ramarro (Lacerta bilineata), la lucertola muraiola (Podarcis muralis), la lucertola campestre (Podarcis sicula), la luscengola (Chalcides chalcides), il biacco (Coluber viridiflavus), il colubro liscio (Coronella austriaca), il colubro di Esculapio (Elaphe longissima), il cervone (Elaphe quatorlineata), la biscia dal collare (Natrix natrix), la biscia tassellata (Natrix tessellata), l’aspide (Vipera aspis) e la vipera dell’Orsini (Vipera ursinii), che sui Sibillini raggiunge il limite settentrionale di diffusione in Italia.
Tra gli insetti sono: il Paraleptophlebia ruffoi, il Plagiotylus zorzii, il Metropis latinus, Ephippiger ruffoi, Metrioptera caprai baccettii, Podisma silvestrii, Tenthredo umbrica. Tra i chilopodi: Lithobius ruffoi e Lithobius sibillinicus. Tra i coleotteri: Otiorhynchus sibillinicus e Duvalius ruffoi, endemico quest’ultimo della valle del lago di Pilato.

Il chirocefalo del Marchesoni (Chirocephalus marchesonii) è un piccolo fillopode anostraco d’acqua dolce, lungo non più di 15 millimetri, endemico delle acque del lago di Pilato. Il corpo aranciato è privo di esoscheletro. Il nuoto avviene con la superficie ventrale rivolta verso l’alto, grazie al movimento sincronico delle piccole membrane addominali.