venerdì 24 gennaio 2014

Il Museo polare etnografico «Silvio Zavatti» a Fermo

Nel primo piano di villa Vitali a Fermo è allestito il Museo polare etnografico «Silvio Zavatti», realizzato dall’esploratore Silvio Zavatti (Forlì, 10 novembre 1917 - Ancona, 13 maggio 1985). La prima sala è dedicata alle esplorazioni polari italiane. Nel 1899 Luigi Amedeo Giuseppe Maria Ferdinando Francesco di Savoia, duca degli Abruzzi (Madrid, 29 gennaio 1873 - Villaggio Duca degli Abruzzi, 18 marzo 1933), tentò di raggiungere il Polo Nord attraversando il pack a piedi. Nella sala è riprodotto l’accampamento di Pietro Achille Cavalli Molinelli, il medico della spedizione.
In una bacheca sono alcuni oggetti rinvenuti sul luogo dove svernarono gli uomini della spedizione, donati al Museo nel 1994 dall’Associazione «Grande Nord» di Torino, ritrovati in quello stesso anno in una spedizione che ritornò nell’arcipelago dove svernarono gli italiani.

Nel 1926 Umberto Nobile (Lauro, 21 gennaio 1885 - Roma, 30 luglio 1978) sorvolò il Polo Nord a bordo del dirigibile Norge (smantellato dopo la spedizione). Nella sala, di quest’ultimo, sono esposti alcuni frammenti di strisce tricolori che decoravano i fianchi della cabina di comando.
Umberto Nobile tornò al Polo Nord nel 1928 al comando del dirigibile Italia, che riuscì a raggiungere il Polo Nord. Tuttavia, durante il ritorno, finì schiantato sul pack. I superstiti, sbalzati sul ghiaccio, si rifugiarono in una tenda rossa (in realtà argentea, ma colorata con dell’anilina). La spedizione di soccorso, solo dopo molte traversie, riuscì a trarre in salvo gli italiani. Nella sala è esposto un frammento di tela riportata dal marconista Giuseppe Biagi (Medicina, 2 febbraio 1897 - Roma il 2 novembre 1965), segnata: «Tela della navicella del dirig. Italia spedizione Polare gen. Nobile da me riportata dopo 49 giorni di permanenza sul pack. Lat. 81.30 N Long. 18.40 W. Giuseppe Biagi 25-6-1928».
La seconda sala è dedicata ai popoli artici studiati dall’esploratore Silvio Zavatti. Tra gli oggetti della cultura inuit sono in mostra alcuni tupilaq, delle statuine rappresentanti creature mostruose create per uccidere magicamente un nemico. L’oggetto, realizzato utilizzando diversi materiali: legno, resti di animali, come ossa, pelli o tendini, era animato da un canto sacro, diventando un animale mostruoso, invisibile a chiunque, tranne che alla vittima al quale era destinato. Non rimangono tupilaq originali, dal momento che erano fatti di materiali deperibili. Tuttavia, per soddisfare la curiosità degli esploratori, gli inuit intagliarono delle statuine di questi assassini invisibili.
La terza sala è dedicata alle ricerche dell’Istituto geografico polare «Silvio Zavatti», nato a Forlì nel 1944 per “promuovere e affiancare iniziative intese al progresso in Italia degli studi polari e alla divulgazione del contributo dato dagli italiani ai viaggi polari e promuovere viaggi d’esplorazione che tendano a una maggiore conoscenza delle Terre Polari”. In quella successiva sono esposte alcune statuette del popolo Ainu, attualmente attestati solo nell’isola di Hokkaidō, nel nord del Giappone.
Nella saletta accanto troviamo alcuni disegni realizzati dai bambini della scuola groenlandese di Isertoq. L’ultima sala è allestita con una collezione numismatica-filatelica a tematica polare.