martedì 21 gennaio 2014

Breve storia di Petritoli

Nel 1055 Transarico, figlio di Transarico, donò pro redemptione animae alla Chiesa fermana la sua giurisdizione su 1/3 del castrum Petrituli. Nello stesso tempo, la madre Amata, figlia del conte Gozone, moglie di Tran­sarico, donò pro anima del marito e del figlio, entrambi menzionati nel documento come defunti, i beni che le appartenevano per morgengab, tra cui la sua parte del castello di Petritoli (forse un altro terzo) al vescovo di Fermo Ulderico.
Nel 1181 Gentile e Trasmondo, figli di Ugo, e Ascaro, figlio di Gualfredo, cedettero a Trasmondo del vicino castello di Cecilia (andato presto demolito, ma allora nel territorio di Petritoli) la terza parte della terra del castello di Petritoli, ovvero “quantum necesse fuerit pro edificatione castelli”, forse distrutto dagli stessi donatori “…pro maleficio quod vobis vestrisque hominibus fecimus”.

Nel 1207 il vescovo di Fermo Adenolfo cedette in enfiteusi, con il consenso del Capitolo dei canonici del duomo di Fermo, per 20 soldi lucchesi annui a Gentile, signore di Torre di Palme (frazione di Fermo), e alla moglie Diambra il castello di Cecilia e tutti i beni che Trasmondo di Cecilia possedeva nel castello di Petritoli, donati in precedenza da quest'ultimo all’Episcopato fermano.
Nel 1252 Petritoli venne ceduto da re Manfredi a Fermo, che lo controllava tramite un vicario del podestà fermano. Il funzionario, che peraltro poteva eleggere un proprio sostituto, restava in carica un anno.
Nel 1508 scoppiavano dei tumulti contro i Fermani, costretti a realizzare una roccaforte nell’attuale piazzale della Rocca, demolita nel 1514. Pochi anni dopo, nel 1517, le milizie di Carlo Baglioni dettero alle fiamme Petritoli.